Vero protagonista è il Bambino, condensato di umanità in fieri; di lui si esplora l’espressione, lo stato d’animo. Espressione, non ritratto, è il tema centrale di tutta la ricerca, un percorso meta-fisiognomico senza un termine, esperienza introspettiva che cerca il vero senso.
L’intento è di congelare un preciso momento: quell’attimo che si insinua tra l’Innocenza ed il passaggio all’età che apre gli occhi sul mondo. Bambini tutti in un movimento sospeso che parafrasa in termini semiotici il processo di soggettivazione, uno dei principali compiti evolutivi dell’Uomo.
Vivere e spiccare il salto sono la medesima cosa: a fronte del movimento che si fa valore assoluto, ecco lo spazio della rappresentazione ridursi a percezione visiva sottintesa, eppure talvolta ancora fortemente dinamica nell’intersecarsi con gli spazi architettonici pre-esistenti.
Il medium artistico opera tipicamente il magico passaggio dal particolare all’universale, mette cioè in relazione empatica il rappresentato con il suo pubblico, ed ecco che le evoluzioni narrate si fanno evoluzione di tutto il genere umano, allegorie della graduale presa di coscienza del Sé, in una costante contaminazione tra storico e a-storico, tra esistenza ed essenza.
La ricerca artistica ci conduce alle radici e ci obbliga a ripercorrere il nostro vissuto: induce una riappropriazione della dimensione ludica, gestuale e motoria prima che linguistica, e ci consente di (ri)scoprire e (ri)conoscere noi stessi nel faticoso tuffo nella vita.